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La raccolta dei giochi tra necessità e logica

Ammonta a circa 26 miliardi la raccolta del comparto giochi nei primi sei mesi del 2009, di cui allo Stato italiano vanno oltre 4 miliardi di euro di entrate erariali. Un incremento pari all’8,6% sullo scorso anno, stesso periodo, dove gli incassi avevano raggiunto i 24 miliardi In buona parte il merito va al poker on line, che nel primo semestre 2008 ancora non era partito.

L’ultimo arrivato ha incassato circa un miliardo in sei mesi, con una tendenza continua di crescita. Restano comunque prime della classe le New Slot, che da sole incassano quasi 12 miliardi. Con segno positivo si chiude il semestre anche per le scommesse sportive (2,2 miliardi, +10%), malgrado il giugno di questo anno faccia segnare un logico calo rispetto al giugno 2008, nel corso del quale si svolsero i Campionati Europei di calcio. Alcune previsioni del Decreto pro Abruzzo (Bet exchange, posta minima ad un euro e tasse sul margine per il gioco online) potrebbero portare anche qualcosa in più al settore c. d. delle scommesse su eventi diversi dalle corse dei cavalli. Quanto all’ippica, la raccolta del primo semestre 2009 dovrebbe attestarsi poco sopra 1 miliardo di euro, in calo del 16% rispetto agli 1,2 miliardi incassati nei primi sei mesi del 2008. E potrebbe non bastare il lancio del nuovo concorso c. d. “V7″, che dovrebbe partire entro la prima settimana di luglio per tentare di far risorgere il comparto.

A conferma della situazione, i risultati del bando di inizio anno: A.A. M.S. ha ricevuto offerte «solo» per 836 agenzie, vale a dire il 28% di quelle messe a gara. E se come auspicano molti a questo punto le scommesse ippiche, così come quelle sportive, fossero trasferite ad A. A.M. S. per creare le giuste sinergie con gli altri giochi, l’ U. N.I. R.E. si potrebbe dedicare alla valorizzazione del prodotto, dalla qualità delle corse alla ristrutturazione degli ippodromi. Altro aspetto da rivedere alla luce dell’attuale situazione del mercato sono le condizioni contrattuali a cui sono sottoposti i concessionari ippici pre Bersani, che a differenza di tutti, sono obbligati a corrispondere la c. d. integrazione dei minimi garantiti. Integrazione che non può non essere riproporzionata alle dimensioni dell’offerta, che s’è notevolmente ampliata rispetto a quella originaria. Nel corso dello scorso anno, tra agitazioni delle categorie dell’ippica ed ampliamento del mercato, on line compreso, quasi nessuno dei concessionari ha raggiunto i minimi, e quindi AAMS, seguendo le indicazioni del legislatore, ha dovuto richiedere agli operatori titolari delle concessioni ippiche c. d. “rinnovate” e c. d. “storiche” il pagamento dell’integrazione dei minimi.

Più volte si è proposto di omogeneizzare le varie reti di raccolta scommesse (risolvendo così anche i problemi che nascono proprio dalle forzate convivenze) ma lo spauracchio dell’Europa lo ha sempre impedito. Dovendo quindi affrontare la situazione contingente, veniamo d’obbligo alle famigerate misure di salvaguardia previste nel decreto c. d. Bersani; quale salvaguardia in favore dei concessionari ippici ante Bersani sarebbe più giusta e motivata se non quella di abolire i minimi garantiti, ponendo fine a questa evidente e manifesta disparità di trattamento a loro carico, unici a dover pagare l’integrazione dei minimi.

Recuperare risorse dai giochi è non solo legittimo, ma per dirla in latino est in re ipsa, ma – sempre in latino – cum grano salis…

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